Negli anni ‘30, il signor Casalini, un industriale di Bologna, si trasferì per lavoro a Carugate e qui fondò un movimento calcistico amatoriale con alcuni ragazzi del paese.
Per qualche anno le partite furono disputate contro le squadre dei paesi limitrofi, o tra gli stessi giovani carugatesi.
Il campo di calcio era situato in via Monte Grappa, dove ora si trova il deposito delle autolinee Villa.
Alcuni dei giocatori di allora erano: Paolo Monguzzi, Luigi Fumagalli, Carlo Tornaghi, Luigi Bonfanti, Giovanni Sangalli, Piero Barlassina, Felice Galli.
Questo gruppo sportivo si sciolse con lo scoppio della seconda guerra mondiale e riprese l’attività solo nel 1946.
Il promotore della nuova squadra di calcio fù don Giuseppe Mariani e il primo presidente il cavaliere Fernando Orlandi.
I giovani collaboratori furono i signori: Antonio Sirtori, Contardo Diani, Ermanno Mondonico, Luigi Della Torre, Francesco Gadda, Andrea Gilardi, Piero Barlassina, Umberto Sirtori, Luigi Fumagalli.
La prima sede venne ubicata nel bar caffè Mandelli (quattro strade) e le partite furono disputate in un campo vicino alla Cascina S. Giuseppe.
Successivamente il campo da calcio fù allestito su di un terreno situato a lato
della strada che porta alla cascina Galeazza.
Più tardi venne acquistato dalla parrocchia un vasto appezzamento di terreno attiguo all’oratorio di Via Pio XI e nel 1948 si incominciò a giocare sul nuovo campo.
In quello stesso anno la squadra carugatese aderì al primo torneo nel centro sportivo italiano (C.S.I.).
Fù quello il primo trionfo della Polisportiva, in quanto si vinse tutto quanto era in palio, dalla Coppa del Torneo per la prima squadra classificatasi, alla medaglia d’oro per il capo cannoniere, alla coppa per la squadra che si distinse per maggiore disciplina, senza subire tra l’altro nessuna sconfitta.
Come si giocava a calcio agli inizi?
Tutte le squadre allo stesso modo, interpretando un modulo ancora in vigore tutt’oggi nelle partite fra celibi ed ammogliati, ovvero il classico “palla avanti e pedalare…”
I portieri si buttavano anche quando sarebbe bastato un rinvio del piede (ma questo non avrebbe fatto scena), i difensori stavano vicini, davanti alle porte e i mediani si dedicavano a ricacciare in avanti il pallone verso i cinque attaccanti che, ovviamente, non stavano perfettamente in linea, ma avevano la tendenza a gettarsi verso la porta avversaria.
Centri, tiri, passaggi, per non parlare dello stop eseguito pizzicando il pallone fra suola e terreno, erano resi ancora più complicati a causa dei campi da gioco, che presentavano il fondo irregolare e polveroso nei mesi caldi o ridotto a un vero pantano nei mesi invernali.
Questi problemi uniti alla difficoltà di orgsnizzazione e alla carenza di materiali e strutture, hanno comunque stimolato gli appassionati sportivi di allora, che con semplicità e forte impegno hanno dato la possibilità a sempre piùpersone di giocare a calcio.
Non c’è quindi da sorridere del semplice football di allora, anzi, c’è da ammirarne la grande capacità di aggregazione, lo spirito con cui superavano i problemi, si vivevano le partite, gli allenamenti e lo spogliatoio, fornendo così, ai giovani e meno giovani di allora, un serbatoio di stimoli e una valvola di sfogo che aiutavano a rendere la vita un po’ meno dura e più allegra.
La fondazione
L’avevano sognata a lungo, tutti e tre insieme, la nascita di una squadra di calcio a Carugate.
Quel giorno il sole aveva cotto anche il marmo della chiesa e don Giuseppe, nel suo abito nero, non faceva altro che asciugarsi il sudore con uno straccetto ormai ingiallito.
A casa di Sirtori la situazione era aggravata dal pranzo appena consumato, e quando anche Orlandi allentò la cravatta, il padrone di casa decise che il grande momento era giunto.
L’orefice versò ai suoi ospiti un altro bicchiere di quel vinello fresco che era stato così ben apprezzato durante il pasto e con un’occhiata eloquente invitò il farmacista a prendere l’iniziativa.
Orlandi esitò per la commozione: la polisportiva che aveva creato poco prima della guerra, e di cui andava così fiero, stava per fare un bel passo avanti.
Il silenzio fu rotto da don Giuseppe che cominciò a parlare dei suoi ragazzi, i quali non vedevano l’ora di giocare, e delle vittorie che con tanto impegno si sarebbero susseguite e così via, a ruota libera, tutti insieme, a richiamare quelle fantasie che da tanto tempo giravano nelle loro teste.
Alla fine, quasi senza accorgersi la Polisportiva era nata. Tre signori col vizio dei grandi sogni avevano fondato una società di calcio.
Organizzarono tutto alla perfezione, e quando si incotrarono dopo qualche giornoc’erno proprio tutti: dirigenti, giocatori, amici e fondatori.
Scelsero accuratamente il posto per il ritrovo in modo da soddisfare tutti.
Si decise per un locale che esisteva tra il “Bel Alpin” e l’oratorio dei giorni nostri, dove c’era una sala ricreativa con tanti vantaggi, non ultimo a sentire don Giuseppe, quello di avere una scala che andava dritta in chiesa.
E questo buon uomo di preghiera non si stancò mai di dire che prima di giocare si doveva andare tutti nella casa del Signore. Col tempo divenne uno slogan: “Prima il catechismo e la benedizione, poi tutti insieme a tifare il Carugate!”
I primi tempi
Nel dopoguerra le difficoltà erano grandi e numerose, ma per la squadra si facevano tutti in quattro, per l’amicizia e per lo spirito che univa il paese attorno ai suoi giocatori.
Un dirigente di quel tempo prometteva, in caso di vittoria, 50 lire. Un premio che allettava tutti quanti.
Dopo le partite Luigi Della Torre era il più attivo nell’organizzare le merende. Vino, pane, salame e le scatole di tonno (da 5kg) portate dal signor Bolis, rendevano l’atmosfera vivace e gustosa, e indipendentementa dal risultato della partita si finiva sempre col cantare allegramente.
In quel periodo di soldi ce n’erano pochi e anche le cene conviviali contavano sulla generosità della gente.
Poi già dal lunedì o al più tardi al martedì si ritrovavano tutti in un bar per discutere la formazione della partita successiva.
Pur di giocare
Per un certo periodo la squadra fu composta solo da gente di Carugate: si conoscevano tutti. Tuttavia col passare del tempo cominciarono ad arrivare i “mercenari”. Giocatori di altri paesi che in mancanza di meglio, per guadagnare qualcosa, si cercavano di volta in volta una squadra con cui giocare. Come il Papini che veniva da Bonate e che quando arrivava al casello di Agrate voleva prima di tutto essere pagato, altrimenti riprendeva l’Autostradale e se ne tornava a casa.
Per i giocatori del Carugate gli allenamenti venivano effettuati due volte la settimana nelle palestre delle scuole. A volte si allenavano nel vecchio cinema Don Bosco facendo corse tra le file di poltrone. I giocatori di altri paesi invece si preparavano per conto proprio.
Le strutture di allora erano carenti: non esistevano i servizi e le docce e per lavarsi si utilizzavano delle grosse tinozze di legno. Molti non avevano in casa una situazione migliore quindi non ci si badava molto. Oggi può sembrare strano, ma allora erano ugualmente tutti contenti.
I trasferimenti per le partite nei comuni limitrofi erano fatti in bicicletta, ognuno con la propria borsa sul manubrio.
Per raggiungere posti più lontani si utilizzava un motocarro aperto su cui si mettevano le panche della chiesa: al seguito i tifosi con qualunque mezzo.
I campi da gioco non avevano molto in comune con quelli moderni. Il terreno non veniva trattato e quando il maltempo creava problemi si spargeva sulle pozzanghere la “bula” del riso. La segatura in quel periodo era preziosa perchè serviva per riscaldare le case.
Quando nevicava tutti si trovarono in campo il sabato pomeriggio o la domenica mattina per spalare la neve.
Questo ed altro pur di giocare.
Il settore giovanile
Fondatore del settore giovanile è stato Giuseppe Maniscalco che nel 1961 ha messo a disposizione della società, la passione, la competenza e l’esperienza accumulata in anni di impegno in associazioni sportive del milanese come diretto responsabile di questo delicato e importante settore.
La fusione
La vicenda calcistica, come tutte le iniziative ed attività umane, non poteva che evolversi e riservare delle interessanti novità anche a Carugate.
Oltre alla Polisportiva Calcio operava la A.S.Carugate 80 che nel corso di otto anni riuscì a ritagliarsi un significativo spazio sportivo e sociale sia nel paese che in provincia, creando un settore giovanile forte e ben organizzato.
Non si ricordano partite amichevoli, scambi di giocatori o incontri con i responsabili delle due realtà per istituire un rapporto di collaborazione, ma il gioco del calcio è imprevedibile e riserva sempre delle sorprese anche a chi afferma di conoscerlo bene. La gestione di una società invece è l’esatto contrario e punisce chi non programma il futuro, anche se prossimo.
La Polisportiva Calcio e la A.S.Carugate 80 avevano problemi a livello dirigenziale e le crescenti difficoltà economiche rendevano sempre più pesanti i carichi organizzativi.
Occorreva quindi unire le forze per sopravvivere e consolidare l’attività sportiva. Si arrivò quindi ad organizzare assemble che sfociarono nella fusione delle due realtà e nella nascita dell’A.C.Carugate.
I risultati non si fecero attendere e sfociarono con la partecipazione al campionato di Eccellenza (la serie B dei dilettanti), con trasferte regionali, non solo della prima squadra, ma anche di varie categorie del settore giovanile.